venerdì 13 dicembre 2013

Ricerca: è finito tempo annunci, ora servono i fatti



Serve cabina di regia per governare investimenti.



L'Italia investe in ricerca un terzo della Finlandia (1,25% del Pil contro il 3,8%) e le imprese italiane, quando finanziano la ricerca universitaria, lo fanno con l'equivalente di 14.400 dollari a ricercatore, contro i 97.900 della Corea del Sud e i 72.800 dei Paesi Bassi. Sono alcuni dei dati presentati al convegno 'La ricerca in Italia', organizzato dall'università Bocconi di Milano, Novartis e Gruppo 2003, presso lo stesso ateneo.

   L'Italia inoltre si distingue per il numero di ricercatori che si aggiudicano i finanziamenti Erc (European reasearch council, i più prestigiosi e ricchi finanziamenti europei), che però li utilizzano presso istituzioni straniere. ''Il sistema di ricerca italiano ha bisogno di un urgente intervento di rianimazione  - rileva Maria Grazia Roncarolo, presidente del Gruppo 2003 - E' finito il tempo degli annunci: occorrono fatti concreti. Nessuna progettualità per la ricerca e nessun piano strategico, per quanto ben strutturato, potrà essere realmente incisivo se non sarà accompagnato da una vera rivoluzione nei meccanismi di governance e dalla disponibilità dei finanziamenti indispensabili per realizzarla''. Secondo Roncarolo ''è ora di pensare seriamente a una cabina unica di regia e impostare un'indagine su natura ed entità complessiva dei finanziamenti pubblici alla ricerca e sui criteri con cui vengono erogati''.

   Concorde sull'idea della cabina di regia anche Guido Guidi, head Pharma europeo di Novartis. ''Per il rilancio della ricerca in Italia è indispensabile una cabina di regia che governi priorità e investimenti - conclude - dove l'industria possa svolgere un ruolo trainante per colmare il gap tra la ricerca di base e il raggiungimento di risultati concreti per l'innovazione. Al settore privato va riconosciuto un ruolo di partner nelle collaborazioni con l'università, così da potere definire politiche sostenibili, valorizzare al meglio le risorse del paese, e moltiplicare le best practice, avvicinandoci agli standard europei''.

Fonte: Ansa. 

mercoledì 11 dicembre 2013

Il "nuovo" fenomeno di emigrazione

Una delle conseguenze più tristi della crisi economica che attraversiamo, è che sempre più italiani lasciano l'Italia, per andare a vivere altrove. 

Per la prima volta in Italia sono più quelli che emigrano che quelli che giungono nel Paese. 

Si scappa all'estero perché "qui non c'è lavoro". Su un campione di cento individui, più della metà il 51,4%, parla della "possibilità concreta di trovare un lavoro". Se ci si riferisce a scatti di carriera o alternative professionali, la percentuale cresce fino al 67,9%. Una minoranza del 5,3% è alla ricerca attiva di un contratto. Nella maggioranza di chi ha già trovato un impiego (72%), il 57,1% lavora per aziende o organismi internazionali e il 5,7% è assunto nella sede "international" di società italiane e/o con sede fiscale in patria. Crescono i liberi professionisti: il 9,2% degli intervistati, quasi uno su dieci, lavora in proprio o dirige un progetto imprenditoriale. Sempre che non la crei dal nulla, come nel caso delle centinaia di start up nate in Italia e volate tra Londra, Asia e California a caccia di regimi fiscali meno stringenti e/o incentivi alla ricerca.

Esiste quindi un preoccupante fenomeno di “fuga di cervelli”, di perdita e trasferimento di “know-how”, di perdita di eccellenze italiane sia intese come individualità talentuose, innovative, competenti, sia come realtà imprenditoriali ad alto valore intrinseco per ciò che concerne tecnologia, innovazione, qualità del prodotto o del servizio offerto.

L’obiettivo è cercare di non far scappare all’estero le nostre eccellenze. Di trovare una maniera, insomma, per aiutare le nuove generazioni a esprimere le proprie qualità, le proprie competenze, valori da sempre riconosciuti ed apprezzati nel mondo.

Questo è uno degli obiettivi che occorre perseguire attraverso attività di tutela, valorizzazione, affiancamento ed aiuto alla crescita e all’affermazione di nuove realtà produttive. 

Nel contempo essere vicini a coloro che per un qualunque motivo non risiedono più nel loro Paese natio, ma che conservano intatto, ed anzi rafforzato, il loro senso di appartenenza ad una Nazione di nobili Tradizioni, Cultura, Arte, Bellezze Naturali, Storia, una Nazione che ha dato i natali a decine e decine di menti eccelse che hanno saputo dare un contributo decisivo allo sviluppo e alla crescita dell’intera Umanità.

martedì 10 dicembre 2013

Lo stato della rete Internet, evoluzione, sviluppi futuri, opportunità

Secondo le statistiche aggiornate, negli ultimi 12 anni Internet è stato protagonista di una crescita strepitosa. A livello globale si è passati dai 361 milioni di utenti attivi nel 2000 agli attuali 2,4 miliardi. 

Quasi il 60 % degli utenti di internet nell'UE effettua acquisti online (soprattutto abbigliamento, viaggi & vacanze e libri)

In Italia gli utenti di Internet si assestano al 63,5% della popolazione
la percentuale sale nettamente nel caso dei giovani (90,4%), naviga l’84,3% delle persone diplomate e laureate, il 62,9% è online con ADSL
le connessioni da mobile costituiscono il 23,5% del totale;
è iscritto a Facebook il 69,8% delle persone che hanno accesso a Internet,
il 44,3% dell’intera popolazione è su Facebook (75,6% dei giovani),
YouTube arriva al 61% di utilizzatori (pari al 38,7% della popolazione complessiva e al 68,2% dei giovani),il 15,2% degli utenti (pari al 9,6% degli italiani) usa Twitter;aumentano gli smartphone sempre connessi in rete: +12,2% in un solo anno;l’utenza del tablet è quasi raddoppiata in un anno, passando dal 7,8% al 13,9% della popolazione.

Un fenomeno in costante e continua crescita che presenta ottime opportunità di investimento.

Immagina un'unica piattaforma che consenta agli utenti di poter fare tutto ciò che normalmente si fa su Internet, senza dover uscire e/o accedere a diversi siti o link, che consenta di utilizzare gratuitamente una serie di servizi ad alto contenuto e valore tecnologico, che possa beneficiare negli acquisti su e-commerce di grandi risparmi grazie alle economie di scala ottenibili e che addirittura ti faccia guadagnare per utilizzare la piattaforma stessa.
Ma non solo, con un piccolo investimento che peraltro è immediatamente recuperabile sotto forma di crediti di pari importo spendibili sul circuito per acquisti in e-commerce, si ha la possibilità di avere un alto rendimento attraverso la rivalutazione del valore delle quote societarie ricevute immediatamente, in aggiunta ai citati crediti, grazie all'investimento effettuato; una rivalutazione che consente di avere un capitale ben più elevato rispetto a quello minimo investito.

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domenica 8 dicembre 2013

Disoccupazione giovanile: per l'Italia 530 milioni dall'Ue


L’Italia si è impegnata a stilare un piano d’attacco per combattere la disoccupazione giovanile ed accedere così ai530 milioni di fondi europei, disponibili a partire dal primo gennaio 2014 e tale piano starebe per essere inviato. In questi giorni, infatti, l’Italia manderà alla Commissione il documento contenente le strategie percontrastare la disoccupazione e garantire un futuro a quell'esercito di giovani in cerca di occupazione, provando così a smentire quei dati che recentemente hanno annunciato come nel 2014 la disoccupazione giovanile under 25 potrebbe in Italia sfiorare il 40% ( a fronte di un comunque rilevante 25% a livello europeo). L’impegno preso dai governanti è quello di contrastare, con tutte le forze possibili, la mancanza di lavoro, una piaga in grado ridimensionare notevolmente le possibilità per un giovane europeo di trovare lavoro, meno del 30% di coloro che erano disoccupati nel 2010, infatti, hanno trovato lavoro nel 2011.
L'iniziativa è quella approvata nel maggio 2011 e denominata Gioventù in movimento. Con essa si è puntato e ancora si punta, a migliorare i sistemi di istruzione e formazione europei, avvicinando gli studenti al mondo del lavoro e andando a contrastare quel divario che si crea fra quei giovani che hanno studiato solamente regole sui libri e le imprese che, invece, hanno bisogno di praticità e manualità e molto meno di semplici nozioni. In parole povere è necessario rendere l'istruzione e la formazione più aderenti alle esigenze dei giovani permettendo loro una maggiore mobilità nel mercato europeo del lavoro ed un maggiore sostegno.
Vi si sono poi alcuni corollari. Il primo, denominato Garanzia per i Giovani e contenuto nelle raccomandazioni del Consiglio dell’Ue dell'aprile 2013 ed è un accordo fra i vari membri dell’Ue,  i quali devono assicurare ai giovani al di sotto dei 25 anni un’offerta valida fra apprendistato o tirocinio, un’offerta in grado di essere messa in pratica entro quattro mesi dall'inizio della disoccupazione o  dalla conclusione degli studi. Il secondo, che prende il nome di  Iniziativa per l’occupazione giovanile, è un progetto stilato per l’intervento in quegli stati membri in cui i dati sulla disoccupazione giovanile sono più allarmanti. In base allo strumento messo a disposizione dall'Unione Europea, gli Stati dovranno individuare delle azioni a sostegno dell'istruzione, dell'occupazione o della formazione, rivolgendosi soprattutto ai giovani che non studiano e non lavorano e che risiedono nelle regioni dell'Unione in cui il tasso di disoccupazione superiore al 25 %, cercando di sconfiggerne la sfiducia e l’immobilismo.

giovedì 5 dicembre 2013

Disoccupazione, è ancora record Quattro giovani su 10 senza lavoro


Il dato generale del 12,5 per cento
stabile rispetto a settembre, quando
aveva toccato il valore più alto dal 1977. Mai così tanti “scoraggiati”: sono oltre 1 milione e 901 mila

ANSA

Disoccupazione ancora a livelli record a ottobre e dati drammatici per i giovani. L’Istat fotografa una nuova emorragia di posti di lavoro, soprattutto tra gli under 30, e segnala che sul fronte occupazione la ripresa è ancora lontana. Secondo l’istituto di Statistica il tasso di disoccupazione in Italia si attesta al 12,5% a ottobre, poco mosso rispetto a settembre, ma in aumento di 1,2 punti percentuali rispetto all’anno scorso: il livello più alto, sottolinea l’Istat, dall’inizio delle serie storiche nel 1977. 

I disoccupati in Italia sono 3 milioni e 189 mila, una cifra che non si discosta di molto da quella del mese scorso ma ma che segna 287 mila disoccupati in più (quasi il 10%) rispetto a ottobre dell’anno scorso. Resta a livelli altissimi il dato che riguarda i giovani: il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, cioè la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi (occupati o disoccupati) è pari al 41,2%, in aumento di 0,7 punti percentuali rispetto al mese precedente e di ben 4,8 punti nei dodici mesi. Nel terzo trimestre di quest’anno i ragazzi tra i 18 e i 29 anni che non hanno un lavoro sono circa un milione: oltre un disoccupato su tre ha meno di 30 anni. 

Rispetto a settembre, secondo l’Istat, a ottobre hanno perso il lavoro 13 mila giovani tra i 14 e 29 anni, mentre rispetto all’anno scorso i posti di lavoro perduti tra gli under 30 sono stati 151 mila. Complessivamente il numero di giovani disoccupati è di 663 mila, novemila in più rispetto a settembre e 35 mila in più in confronto a ottobre dell’anno scorso. Aumenta inoltre il numero degli scoraggiati, coloro che non cercano lavoro perché ritengono di non trovarlo che salgono a 1 milione 901 mila su base trimestrale. In netto calo anche il numero di precari occupati: i lavoratori dipendenti a tempo determinato e di collaboratori che hanno un lavoro sono 2 milioni e 624 mila nel trimestre, in calo di 253 mila unità (l’8,8% in meno rispetto a ottobre 2012). 

Secondo il ministro del Lavoro i dati Istat «non sono sorprendenti pur se negativi» e sono «coerenti» con il quadro economico”. Ma «i dati sarebbero però stati peggiori - aggiunge - senza gli interventi messi in campo dal Governo che hanno prodotto 15mila nuovi posti di lavoro per i giovani e 12mila per le donne». Al dato sconfortante sul lavoro si aggiunge lo spettro della deflazione: l’Istat infatti segnala anche un raffreddamento dei prezzi a ottobre. Il dato preliminare calcolato dall’istituto di statistica segnala un calo congiunturale dello 0,4% che si traduce in un aumento dello 0,6% su base annua, in raffreddamento rispetto alla dinamica rilevata a ottobre (+0,8%).  

lunedì 2 dicembre 2013

Crisi economica- crisi dell’uomo.


L’attuale stato di crisi economica che ha pesanti ripercussioni sociali, è figlio di un sistema che non ha posto più al centro di se stesso l’uomo, il benessere collettivo, ma il mercato e le sue illusorie regole auto-deterministiche.

Un sistema che ha provocato via via l’accentramento della maggior parte della  ricchezza nelle mani di un ristretto numero di persone, un’oligarchia economica, un impoverimento progressivo della borghesia, di quel ceto medio che ne assicurava la sua stessa esistenza attraverso quello che è uno dei suoi pilastri fondamentali : il consumo, quello stesso consumo che ora, col suo continuo trend discendente, ne mina le basi.

Il continuo impoverimento del ceto medio che va a incrementare la massa anch’essa crescente dei poveri, ha ormai generato un sistema pseudo-feudale che ci riporta socialmente indietro di centinaia di anni.

E’ stato un sistema che ha permesso alla Finanza, grazie ai suoi subdoli strumenti, di produrre ricchezza dieci volte superiore a quella dell’economia reale, un sistema che ha prodotto illusorio benessere, un gigante dai piedi di argilla che col tempo ha mostrato tutti i suoi difetti e tutte le sue debolezze.

A tutto ciò si è aggiunta una classe politica vecchia ed obsoleta, capace di cambiare maschera ma non abito, incapace di adeguarsi alle reali e mutate esigenze storiche con l’aggravio di un apparato burocratico lento e macchinoso che ha ingolfato ancor più ogni iniziativa economica.

Occorre pertanto da parte di tutti mutare atteggiamento, abbandonare avidità ed egoismi, tornare a porre al centro del sistema l’uomo ed il benessere sociale, fare squadra, fare gruppo, unire volontà, idee, capacità, affinché possa essere debellata quella che lentamente ma subdolamente  - al pari di un virus letale, di una guerra atomica, di un’arma di sterminio di massa - sta palesandosi come una terribile minaccia per la stessa sopravvivenza della razza umana.

venerdì 29 novembre 2013

La fuga delle start up

Ecco perché i talenti spiccano il volo per Silicon Valley, Ingegneri, startupper, baby programmatori, imprenditori illuminati. Talenti che vogliono fare una start up. Se ne vanno dall'Italia. Prendono il primo volo per Silicon Valley, la Mecca della tecnologia. Qui trovano quello che in Italia non c'è: capitali, competenze, ottimismo. Non sono mossi dalla pura logica del profitto, seguono le logiche di chi vuole cambiare il mondo. E solo in Silicon Valley puoi trovare qualcuno che ti dà i soldi per farlo. «Arrivano tutti con un sogno da realizzare e sanno che non c'è altro posto al mondo in cui potrebbero farcela».

Fabrizio Capobianco, 42 anni, è tra i pionieri digitali di casa nostra. Per la Silicon Valley è partito 14 anni fa. Aveva 29 anni e in tasca l'idea di un software che sincronizza i dati su tutti i devices (avete presente la nuvola?). A San Francisco ha fatto una start up. Che ha avuto un successo enorme, anticipando di quasi 10 anni l'iCloud di Steve Jobs. Si chiama Funambol, si è guadagnata 30 milioni di euro di investimenti, ha milioni di utenti in tutto il mondo, dà lavoro a 80 persone.

E dopo la prima avventura, Capobianco ha fatta un'altra startup con una giovane socia italiana Emanuela Zaccone: TokTV, un'App vocale di social Tv che permette di condividere le partite di baseball o di calcio con i propri amici anche se sono lontani. Azienda americana, cuore italiano.

«Mi sono trasferito in Silicon Valley nel 1999. Perché è il luogo dove si fanno le grandi aziende hi-tech. Ci sono i capitali per partire (start), e le aziende che ti comprano (exit). In Italia i soldi sono pochi e nessuno compra startup. Me ne sono andato e lo rifarei. Ma in questi anni ho portato decine di milioni di dollari in Italia, che resta il centro di ricerche e sviluppo delle mie aziende. Perché qui crescono i migliori ingegneri del mondo. Bravi, sgobboni e creativi. L'Italia non deve trattenere i talenti. Deve farli partire ma poi creare tutte le condizioni per farli rientrare. Considerandoli speciali. Non gente che ha sputato nel piatto in cui mangiava. È cosi che indiani, cinesi e israeliani, dopo aver imparato tutto in Silicon Valley, tornano a casa loro e creano aziende straordinarie» aggiunge Capobianco.

Richiesta di proposte convenzioni per Associazione Internazionale Wine Fashion Europe









L’associazione Internazionale Wine Fashion Europe ha come scopo primario il promulgare, diffondere, rafforzare il marchio Italia nel mondo, perseguendo il medesimo obiettivo con riferimento alle eccellenze italiane e ad ogni ricchezza culturale, turistica, ambientale, storica, artistica del nostro Paese. Tale attività consente altresì la tutela di ogni punto di forza riconosciuto alla nostra Penisola, nonché offre un contributo utile alla ripresa economica, all’occupazione, al benessere collettivo.

Recentemente l’Associazione sta portando avanti progetti che possano essere di aiuto sia alle nuove iniziative imprenditoriali, start-up, idee innovative, che ad attività già avviate; attua quindi tutte le azioni a supporto delle attività di costituzione, avviamento e conduzione aziendale, attraverso team di esperti e consulenti operanti in diversi ambiti professionali e settori economico-produttivi.

L’Associazione è inoltre aperta alle innovazioni tecnologiche e alle più recenti tendenze sorte a tutela dell’ambiente, del territorio, della salute.

Come forse già noto, l’Associazione può contare su validi strumenti di marketing quali:

- Wine & Fashion Magazine (attualmente con periodicità mensile, ha superato il numero di 16.000 lettori web nel mese) è la vetrina permanente dove le aziende possono raccontare se stesse e i loro prodotti; su ogni numero un ampio servizio dedicato ad una regione italiana, ai suoi usi, costumi, tradizioni, prerogative, eccellenze;

- Wine & Fashion Tv (Attualmente la rete di tivù collegate con noi vanta ben 500 realtà (anche sul web), su 80 Paesi, quasi tutti quelli europei, e i più importanti degli altri continenti, Usa e Federazione Russa in testa, ma anche Cina, India, Singapore, Turchia…)

e vanta, inoltre, un  bacino di oltre 8.500 membri.

Tanto premesso, l’Associazione comunica di ricercare imprese interessate a porre in essere convenzioni e politiche di sconti da poter estendere ai propri tesserati.

Si richiede, pertanto, a chi fosse interessato, di far pervenire le proprie proposte presso il seguente indirizzo:

segretariogeneraleWFE@europe.com

Ringraziando anticipatamente per le cortesi adesioni che vorrete assicurarci, porgiamo cordiali saluti.



Il Presidente
Marika Orlando
Il Vice Presidente
Giuseppe Fiusco
Il Segretario Generale
Gennaro Mazza

venerdì 22 novembre 2013

La Cultura, l' Arte, i Tesori d' Italia, meritano maggior cura e valorizzazione


Recentemente, centinaia di reperti di Pompei ed Ercolano sono usciti dall'Italia per essere esposti al British Museum di Londra. Grazie a una scenografia imponente è stata ricostruita la vita e la morte delle due città distrutte nel 79 d.C. dalla furia del Vesuvio. Visitatori, sponsor, marketing : una pioggia di incassi, tutti grazie ai nostri tesori.

Al British Museum di Londra per fare un gran business è bastato esporre, da aprile a settembre, 250 pezzi degli scavi di Pompei, quel meraviglioso e unico sito al mondo per la sua particolarità,  dove purtroppo però i turisti spesso non riescono a entrare per qualche sciopero selvaggio e dove i crolli si sommano nell’impotenza generale.

Gli scaltri inglesi prima hanno invece saputo incassare 11 milioni di euro con la mostra, e adesso mettono in circolazione un film tridimensionale, costato appena 100mila euro, con il quale pensano di raddoppiare i ricavi, altri 11 milioni di euro, e di promuovere, con la potenza del cinema, il più importante museo della capitale.

Una triste, dura lezione impartitaci su come si possano porre in essere iniziative dal grande valore divulgativo, culturale e che contemporaneamente possano produrre reddito, ricchezza, creare posti di lavoro, rilanciare l'economia.

Un altro esempio della scarsa cura del nostro Paese per i tesori  che abbiamo, è data dai bronzi di Riace, adagiatiormai da tempo  in un locale della Regione Calabria, in attesa che sia pronta la loro collocazione definitiva.  Tra l'altro, si prevede di avere, nel migliore dei casi, 100.000 visitatori all'anno.

Perché, nel frattempo, in attesa che vengano collocati, non li portiamo a Milano? Perché non li trasformiamo in testimonial di un Expo da alcune decine di milioni di visitatori, che potrebbero ammirarli? Ciò avrebbe un formidabile effetto di richiamo su un'attrazione turistica della Calabria….

mercoledì 20 novembre 2013

Sardegna: verso lutto nazionale - Sarà proclamato dal Cdm.

Sono iniziati con l'arrivo delle sei bare, due bianche, del piccolo Enrico di 3 anni e di Morgana di 2, i funerali al Geopalace di Olbia. La bara di Francesco Mazzoccu, il papà travolto dalle acqua del ciclone Cleopatra, è stata portata a braccio dai suoi compagni di kick-boxing. Centinaia le persone arrivate per rendere omaggio alle salme, in un'atmosfera di grande commozione.

Ai funerali ha partecipato anche il ministro per l'Integrazione Cecile Kyenge in rappresentanza del governo.

"La mano dell'uomo non è estranea a questa catastrofe. Bisogna imparare a rispettare il creato, le sue leggi e i suoi ritmi. Far tesoro della storia che gli eventi ci stanno consegnando" ha detto il vescovo di Tempio Ampurias, mons. Giovanni Sanguineti, durante l'omelia.

''Il territorio e' in ginocchio, tante, troppe famiglie piangono i loro morti. Riprendiamoci il nostro futuro. Rimbocchiamoci le maniche. Basta con le divisioni", ha aggiunto. "Aiutiamoci reciprocamente a rialzarci e a ricostruire il nostro futuro. Ripartiamo insieme, senza lasciare solo nessuno. Con carità, solidarietà, in modo equilibrato", ha detto ancora Sanguineti. Parlando delle morti dei piccoli Enrico e Morgana, le ha indicate come "il frutto più amaro e cocente" del disastro che si è abbattuto sulla Sardegna.

A rischio potabilità acqua - Venti depuratori devastati e sei potabilizzatori fuori uso in tutta l'isola. Sono gli effetti del ciclone Cleopatra che rischiano di trasformarsi in un'immensa catastrofe ambientale. Lo denuncia Abbanoa, gestore unico del servizio idrico integrato in Sardegna

Prosegue senza sosta, a Olbia, il lavoro dei soccorritori, nel tentativo di restituire fiducia alla popolazione. Si aiuta la gente a sgomberare le case ed a svuotare le cantine. In tutto sono 150 i volontari attivi in città, mentre i giovani delle scuole si sono disseminati in giro tra le zone più colpite, per portare il loro aiuto. Inoltre è stato individuato un centro di stoccaggio per il deposito del mobilio e degli elettrodomestici messi fuori uso dagli allagamenti, che sono stati riversati in strada, ed è stato attivato un servizio di rimozione dei cumuli, con l'intento di cercare di tornare al più presto possibile alla normalità.

Sulla Sardegna la pioggia non si ferma. La Protezione civile regionale ha emesso una nuova allerta meteo nell'isola per le prossime 24-36 ore. Si prevede il livello di moderata criticità per rischio idrogeologico nell'Iglesiente, Campidano, Logudoro, Gallura, e nei bacini Flumendosa Flumineddu, Montevecchio Pischilappiu e Tirso. Si prevedono precipitazioni a carattere di rovescio o temporale, anche di forte intensità, e raffiche di vento.

Numero sfollati cala a 747 - La tregua concessa dal maltempo sta facendo tornare lentamente alla normalità le varie zone della Sardegna colpite dal nubifragio, anche se una nuova allerta meteo per le prossime 24-36 ore mantiene alta l'attenzione. Lo confermano gli ultimi aggiornamenti forniti dalla Protezione civile regionale sulle persone evacuate che sono in netta diminuzione. Attualmente gli sfollati, infatti, sono 747, di cui 270 alloggiati nei vari centri di accoglienza creati in palestre, scuole, parrocchie e strutture alberghiere. Sono, invece, scese a 477 le persone che hanno trovato rifugio a casa di amici, parenti o conoscenti. Al bilancio manca il dato degli sfollati della zona che ha visto il maggior numero di morti, Olbia, ma anche nella città gallurese, assicura la Protezione civile, il trend è in costante diminuzione. Continuano, intanto, gli interventi di messa in sicurezza della zone flagellate dal nubifragio, in particolare nell'oristanese - a Uras, Terralba, Laconi, Palmas Arborea -, nel nuorese e in Gallura.

L.Stabilità: fino 200 milioni a ricostruzione Sardegna - Possono arrivare complessivamente a 200 milioni le risorse stanziate per la ricostruzione dopo l'alluvione in Sardegna. Un emendamento dei relatori alla legge di stabilità prevede 30 milioni per l'emergenza, aggiuntivi rispetto ai 25 milioni stanziati ieri dal Cipe, con un massimo di altri 150 milioni da parte dell'Anas per strade e ponti. Per la ricostruzione e la ripresa economica delle zone colpite, l'emendamento prevede l'utilizzo delle risorse non impegnate giacenti sulla contabilità speciale intestate al Commissario straordinario per il dissesto idrogeologico. La proposta dei relatori non quantifica le risorse che, secondo fonti del Tesoro, ammontano però a 30 milioni di euro. Per ripristinare la viabilità interrotta o danneggiata, inoltre, l'Anas potrà intervenire su ponti e strade anche non di competenza statale ma provinciale, con fondi già previsti nella legge di stabilità e che ammontano ad un massimo di 150 milioni di euro. A queste risorse si aggiungono quelle per 25 milioni che il cdm di ieri ha disposto come escluse dal patto di stabilità interno.

Allarme Unicef, nel mondo muoiono 18 mila bambini al giorno - In venti anni ne sono stati salvati 90 milioni.


Metà dei morti di oltre vent'anni fa, ma ancora oggi 6,6 milioni di bambini con meno di 5 anni - circa 18 mila al giorno - continuano a morire ogni anno per cause prevenibili. Nel 1990 erano 12,6 milioni, -17 mila in meno ogni giorno. In questo arco di tempo sono stati salvati per interventi e programmi sul campo circa 90 milioni di bambini. Il bilancio globale di decessi sotto i cinque negli ultimi due decenni - sottolinea l'Unicef - è impressionante: 216 milioni di bambini sono morti prima dei 5 anni tra il 1990 e il 2012, più della popolazione totale del Brasile, il quinto paese più popoloso del mondo. L'impatto diretto dell'impegno per porre fine alle morti infantili prevenibili è che la vita di 90 milioni di bambini è stata salvata - vite che sarebbero state perdute se i tassi di mortalità fossero rimasti ai livelli del 1990.

Un numero grosso modo equivalente all'attuale popolazione della Germania. In totale, la riduzione annua della mortalità si è accelerata: dall'1,2% (1990-1995), al 2,3% (1995-2000), al 3,7% (2000-2005), al 3,9% (2005 - 2012). La maggior parte dei bambini salvati vivono in Asia meridionale (38%) e Africa subsahariana (30%). Tuttavia nell'insieme di queste due aree geografiche si concentrano ancora i 4/5 dei decessi globali sotto i cinque anni. Dei 61 paesi ad alta mortalità, con almeno 40 decessi ogni 1.000 nati vivi nel 2012, 25 sono riusciti almeno a dimezzare i loro tassi di mortalità sotto i cinque anni tra il 1990 e il 2012 - tra cui 7 (Bangladesh, Etiopia, Liberia, Malawi, Nepal, Repubblica Unita di Tanzania e Timor Est), che avevano già ridotto il tasso di mortalità sotto i cinque anni di due terzi o più. Le principali cause di mortalità nei bambini sotto i cinque anni sono polmonite (17%); complicazioni per nascite premature (15%); complicazioni da parto (10%); diarrea (9%) e malaria (7%). Fra l'altro, quasi la metà dei decessi infantili sono attribuibili alla malnutrizione. I primi 28 giorni di vita rappresentano il periodo più vulnerabile per la sopravvivenza di un bambino; circa il 44% dei decessi sotto i cinque anni si verifica durante il periodo neonatale (cioè durante i primi 28 giorni di vita). Nel 2012, sono stati 2,9 milioni i neonati morti in tutto il mondo.

Team-working ed innovazioni tecnologiche - considerazioni e valutazioni in tempi di crisi


In tempi di crisi quali quelli che stiamo attraversando,  sono tanti che avvertono sulla propria pelle le conseguenze devastanti che si manifestano  su economia, finanze, risparmi, occupazione.

In Germania, dove il lavoro c'è, il Welfare funziona, i rinnovi contrattuali sostengono i consumi, le pensioni non indeboliscono i più anziani, la distribuzione del reddito non è cambiata molto. Ma nel resto dell'eurozona, e ancora più fuori, fra gli altri Paesi Ocse, la crisi ha aumentato le diseguaglianze fra ricchi e poveri.

Tra il 2007 e il 2010 la media dei redditi al di sotto dei livelli di povertà è salito dal 13%
al 14% tra i bambini, dal 12% al 14% tra i giovani ed è sceso dal 15% al 12% tra le persone più adulte. Fino al 2010 i pensionati erano abbastanza protetti in molti paesi, mentre i lavoratori hanno subito i contraccolpi più forti.

In tanti avvertono pertanto il problema crisi e delle sue ripercussioni sulle proprie situazioni economiche e finanziarie, problema  accentuato da una grave e persistente  difficoltà ad inserirsi o reinserirsi nel mondo del Lavoro.

Sorge in molti il desiderio di tentare strade alternative, iniziative imprenditoriali individuali,
che tuttavia urtano contro ostacoli che vanno dalle complicazioni burocratiche, alla scarsa disponibilità di fondi, alla difficoltà di reperire mezzi finanziari attraverso i canali ordinari di finanziamento.

Le evoluzioni tecnologiche, come ogni novità, ogni cambiamento epocale , con  il loro travolgente impatto sull’economia, sui mercati, sulle persone, sul lavoro, hanno provocato grandi sconvolgimenti, cambiamenti di costume, mentalità ed operatività.

 Per molti  questi cambiamenti sono stati traumatici e alcuni addossano alle innovazioni tecnologiche le colpe di determinare, almeno  in parte,  la crisi occupazionale attuale; tuttavia, sapendone trovare i vantaggi, imparando i meccanismi e i funzionamenti posti alla loro base, 
esse sanno e possono offrire interessanti opportunità e prospettive.

L’evoluzione in ogni campo è esistente ed è necessaria al miglioramento del benessere generale, è avvenuto in passato, avviene oggi  ed avverrà ancora in futuro.

Il mondo WEB oggi fornisce una serie di opportunità enormi, in continua crescita ed evoluzione (pensate ai fenomeni  e-commerce, Google, Facebook ecc. che fatturano miliardi di euro all’anno….)

Quando si parla di network marketing, tuttavia, molti restano titubanti, indecisi, diffidenti , temendo possibili inganni, frodi, truffe.
  
Molte persone, anche per solo sentito dire, hanno in mente fenomeni del tipo “Catena di Sant’Antonio” e similari e rinunciano a priori ad approfondire alcune opportunità presenti ed offerte.

E’ indubbiamente necessario valutare bene ogni aspetto di un’eventuale possibilità di network marketing, ma è anche semplicistico rinunciare a priori di comprendere, visionare e approfondire i dettagli di un progetto che potrebbe risultare davvero conveniente e vantaggioso. Il rifiutarlo a prescindere, potrebbe significare il rinunciare ad una opportunità concreta di realizzare le proprie aspettative, cambiare in meglio la propria condizione.

Io te ne potrei proporre una, se desideri, senza alcun impegno.  Guardala, analizzala in ogni suo componente, valutala secondo la tua coscienza e sensibilità .


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